La sentenza del Tar del Lazio sta mettendo in crisi probabilmente la solidità di una delle manifestazioni più arcaiche ed impositive della scuola italiana, ossia l'insegnamento della religione cattolica.
Partiamo dal presupposto che l'Italia è, o meglio dovrebbe essere una Repubblica "Laica", oggi siamo in presenza di un fenomeno sociale riunione di vastissime civiltà, etnie e religioni.
Sono già 6 milioni i soggetti di diversa tradizione (perché di questo si parla) religiosa nel bel paese, per non parlare poi degli Atei ed altri fenomeni di "credo", perché questi dovrebbero essere soggetti di giudizio?
Il Mons. Diego Coletti dice che questa sentenza danneggia la laicità ed è sintomo del "più bieco illuminismo che vuole la cancellazione di tutte le identità".
"Bieco Illuminismo"? Ma ha studiato durante l'ora storia il Mons. o soltanto durante l'ora di religione?
Stato e Chiesa ovviamente sono troppo associate per evitare di schierare il Governo contro la sentenza, il ricorso infatti sarà fatto a brevissimo.
Questa a mio modesto parere è una sentenza democratica (come non se ne vedevano da molto in Italia).
Mariastella Gelmini dice che che "In Italia vi è piena libertà di scegliere se frequentare o meno l'insegnamento della religione. Non si comprende perché qualcuno voglia limitare questa liberta".
Appunto allora non capisco perché un soggetto dev'essere giudicato in base ad una sua scelta di vita, attraverso poi ad credito formativo.
Per minimizzare, basta integrare, se proprio si vuole, un'ora sostitutiva ed il gioco è fatto.
foto ilvangelo.org
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